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Vaticano, crescono i dubbi sui troppi poteri di Pell

Il Pontificio consiglio per i testi legislativi ha suggerito che si mantengano separati i compiti di vigilanza da quelli di gestione diretta delle finanze. Una considerazione presa sul serio all’interno del C9. L’ultima parola sui nuovi statuti della Segreteria per l’economia spetta a Francesco

Pubblicato il 16/02/2015

Ultima modifica il 17/02/2015 alle ore 08:30
Andrea Tornielli

La trasparenza finanziaria deve prevedere l’unificazione di tutti i poteri in materia sotto il controllo del dicastero guidato dal cardinale George Pell? È una domanda che molti si stanno facendo in Vaticano dopo le osservazioni offerte dal Pontificio consiglio per i testi legislativi alla bozza di statuto del nuovo dicastero economico presieduto dal porporato australiano. Osservazioni che sono state presentate nel corso di diversi incontri la scorsa settimana e che Vatican Insider è in grado di descrivere.

La «lezione» inattesa al concistoro
La lunga e articolata presentazione che il porporato australiano, Prefetto della Segreteria per l’economia, e in particolare i due suoi uomini di fiducia Jean-Baptiste de Franssu e Joseph Zahra hanno proposto venerdì scorso ai cardinali riuniti in concistoro, ha fatto molto effetto. È stata sempre usata la lingua inglese, le affermazioni di tutti sono state corroborate dalla proiezione di slide con grafici e testi. I due relatori laici hanno fatto molti riferimenti al lavoro svolto da COSEA (la commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi della Santa Sede), della quale loro stessi facevano parte e che è stata sciolta l’anno scorso: hanno dunque spiegato come stanno mettendo in pratica nella loro nuova veste ciò che loro stessi avevano deciso a suo tempo nella commissione referente. La presenza di Zahra e de Franssu in concistoro non era inizialmente prevista ed è stata voluta all’ultimo dallo stesso Pell.

Le frecciate di Fox Napier e le interviste di Pell
Alla presentazione in concistoro, con l’esposizione di quanto è stato fatto per riformare il sistema delle finanze vaticane, sono seguite tre interviste rilasciate da Pell – la prima al Boston Globe, la seconda al Corriere della Sera e la terza a La Croix – nelle quali il «superministro» o «zar» dell’economia vaticana, come viene definito, oltre a parlare dei risultati raggiunti con la «scoperta» di milioni di euro che non risultavano prima nei bilanci consolidati, ha fatto riferimento ad alcune «resistenze» interne. Di resistenze aveva parlato, il giorno prima della presentazione delle riforme economiche al concistoro, anche un membro chiave del Consiglio per l’Economia, Wilfrid Fox Napier. Il cardinale sudafricano, dopo aver citato tra i «resistenti» alle riforme la congregazione di Propaganda Fide, ha lanciato una significativa e non casuale frecciata al Pontificio consiglio per i testi legislativi, che nel suo lavoro di revisione dei nuovi statuti della Segreteria dell’economia sarebbe andato «al di là della sua competenza». Considerazioni che lo stesso Pell sta ripetendo in questi giorni in Vaticano.

Dichiarazioni pubbliche e realtà
Da quanto apprende Vatican Insider dopo aver interpellato diverse fonti, la realtà è più complessa rispetto a quanto sembrerebbe emergere dalle dichiarazioni del cardinale Prefetto dell’Economia e dei suoi uomini. Non va dimenticato che Pell già lo scorso dicembre aveva attaccato direttamente la Segreteria di Stato a proposito della gestione di fondi extra-bilancio, dei quali peraltro tutti i Pontefici sono sempre stati a conoscenza fin dal momento della loro elezione. La narrazione mediatica che tende a raffigurare Pell e i suoi più stretti collaboratori Zahra e de Franssu come gli unici combattenti per la trasparenza a fronte di una Curia opaca e resistente risulta, alla luce dei fatti, semplicistica. Difficile credere che ogni obiezione all’assegnazione di nuovi poteri al «superdicastero» economico sia espressione della volontà di far marcia indietro rispetto agli obiettivi di riforma e al processo di trasparenza. Nei giorni scorsi anche il vaticanista Carlo Marroni, sul quotidiano economico italiano il Sole 24Ore notava l’«eccessivo accentramento nel nuovo super-dicastero (di Pell, ndr), nel quale si addenserebbe la totalità dei poteri sulle finanze… anche in Vaticano si sollecitano check and balances».

Osservazioni critiche agli statuti
I nuovi statuti della Segreteria per l’economia sono stati presentati da Pell nel corso della riunione del C9 all’inizio della scorsa settimana. In quella sede al porporato australiano è stato chiesto di tener conto delle osservazioni del Pontificio consiglio per i testi legislativi guidato dal cardinale Francesco Coccopalmerio, e ci sono state vivaci discussioni in merito. Una delle principali obiezioni riguarda la volontà di far confluire all’interno di un unico dicastero sia la vigilanza sulla gestione della gran parte dei beni mobili e immobili (attualmente amministrati dall’Apsa), sia la gestione di questi stessi beni. Pell si è opposto con forza a questa osservazione, nonostante fosse in linea con il principio dei «quattro occhi» (i due di chi vigila sulla gestione, ben distinti dai due di chi gestisce i beni) sul quale anche il presidente dello Ior de Franssu aveva insistito durante la presentazione in concistoro. Altre osservazioni dai testi legislativi hanno riguardato la necessità di rafforzare ulteriormente l’indipendenza della figura del Revisore, con la nomina di tre revisori invece di uno soltanto. Ma anche questa proposta è stata rigettata dal cardinale Pell, che rimane intenzionato invece a voler mettere vigilanza e poteri di gestione sotto l’ombrello del suo dicastero.

Progetto V.A.M
Il progetto portato avanti da Pell e dai suoi stretti collaboratori Zahra e de Franssu prevede infatti la creazione di un Vatican Asset Management unificato, per decidere gli investimenti e far fruttare i beni. Il contenuto dettagliato del progetto è ancora sconosciuto alla maggior parte della Curia. Si sa però che la nuova entità, pur essendo prevista come separata, rimarrebbe comunque sotto l’egida della Segreteria per l’Economia. Nessuno in Vaticano mette in dubbio la necessità di migliorare alcuni aspetti dell’asset management, visti anche i guasti e gli sprechi che si sono verificati in passato. Ma colpisce che Pell e Fox Napier si riferiscano alle obiezioni tecnico-giuridiche del Pontificio consiglio per i testi legislativi come «resistenze» o come un andare «al di là» delle competenze, mettendo in dubbio il lavoro di revisione svolto, tanto più che questo era stato specificamente affidato al dicastero dal Papa. Non si tratta dunque di fare passi indietro rispetto alla strada della trasparenza che è stata intrapresa, quanto piuttosto garantire davvero l’applicazione del principio «dei quattro occhi». Pell ha dunque preso la decisione di respingere il lavoro dei testi legislativi, e lo stesso ha fatto il Consiglio per l’Economia, che ha seguito tout court la posizione del cardinale australiano. La decisione finale sugli statuti spetta ora a Papa Francesco, che li sta ancora esaminando e sta seguendo molto da vicino non soltanto le questioni riguardanti le nuove strutture dell’economia, ma anche la governance dello Ior.

https://www.lastampa.it/2015/02/16/vaticaninsider/vaticano-crescono-i-dubbi-sui-troppi-poteri-di-pell-vKLu3YblLqrxvc21tboPXK/pagina.html

 

 


 

“Deve sapere che l’uomo che lui stesso (Francesco) ha scelto per rimettere a posto le nostre finanze, il cardinale George Pell, in Australia è finito in un’inchiesta del governo sulla pedofilia, alcuni testimoni lo definiscono ‘sociopatico’, in Italia nessuno scrive niente. Deve sapere che Pell ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi.

…Deve sapere che il presidente dell’Apsa, Domenico Calcagno, si è fatto un buen retiro in una tenuta della Santa Sede in mezzo al verde, facendo aprire una società di comodo a suoi lontani parenti.    (Fittipaldi Emiliano Avarizia)

Morale della favola….

Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarme e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. MATTEO 6, 19-21

Ma questo vale solo per gli altri!!

 


 

 

 

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