Mi sono chiesto quale cifra possa esprimere contemporaneamente tutti e quattro gli avvenimenti che vengono celebrati in questo 2017: la Riforma luterana, la nascita della Massoneria, la rivoluzione comunista, le apparizioni di Fatima. Credo si possa dire che ciò che esprime, in estrema sintesi, la lotta tragica che questi avvenimenti esprimono sia di origine gnostica, si tratta della battaglia della Gnosi contro il Logos. E’ una battaglia già persa per la Gnosi, dato che il Prologo del Vangelo di san Giovanni non dice che in principio era la Gnosi ma che in principio era il Logos. Ma l’apostasia gnostica combatterà fino all’ultimo e in questa battaglia continueranno a prodursi molte sofferenze.
La Gnosi è un’eresia complessa. Tra i tanti suoi aspetti voglio qui ricordarne uno particolarmente importante per il nostro discorso. La Gnosi nega la realtà e la vuole riplasmare. Il comunismo, come diceva Dostoevskij, non riguarda il tema della giustizia, riguarda il tema di Dio. I demoni del suo romanzo omonimo, non sono semplici riformatori sociali, vogliono devastare il piano di Dio e sovvertire l’ordine del creato stabilendo il “diritto al disonore”. La Bibbia comincia con il peccato gnostico: “Eritis sicut dii”, che nella Massoneria e nel Comunismo ha avuto ed ha la propria continuazione. A Fatima, al contrario, la Madonna denuncia questi tragici errori e indica la via per contrapporsi ad essi in modo vittorioso.
Il luteranesimo come forma dello gnosticismo
Ma perché sostengo il carattere gnostico del pensiero di Lutero? Il motivo principale è che il Monaco tedesco sostituisce la fides qua alla fides quae. La fede ha due versanti: l’atto di fede della persona da un lato (fides qua) e il contenuto delle verità di fede rivelate da Dio in Cristo Gesù (fides quae).
La fede di Lutero si fonda sulla sincerità fiduciale dell’atto individuale di fede e non sull’adesione alle verità rivelate. Si fonda sulla coerenza con se stessi e non sulla coerenza con Cristo. A Lutero interessa il Cristo della fede e non il Cristo della storia, il Cristo per me e non il Cristo in sé.
Nel luteranesimo è implicita una demitizzazione del Cristianesimo realizzata nella nostra epoca nel modo più radicale da Rudolf Bultmann e denunciata in modo altrettanto radicale da Benedetto XVI a Regensburg nel 2006. Quel famoso discorso fu considerato solo per le conseguenze circa i rapporti con l’Islam, ma conteneva anche una essenziale critica alla prospettiva di Lutero la cui posizione comportava la riduzione dei contenuti della fede all’atto di fede; in ciò consiste appunto la demitizzazione. Il Luterano pensa che la sua fede non abbia bisogno di ragioni, di argomenti e di contenuti: è una passione non una fede, è una fede senza dogmi e quindi anche senza eresie.
La sostituzione della realtà della fede con l’atto soggettivo di fede è applicazione del principio gnostico di rifiuto del reale e della volontà di riplasmarlo. E’ un atto di rivoluzione ed ogni rivoluzione affonda le radici nello gnosticismo. Il luteranesimo non può essere una riforma, esso è stata una rivoluzione gnostica. Ciò è evidente nella contrapposizione tra fede e ragione per cui viene meno la possibilità di conoscere l’ordine del creato e il suo carattere normativo per la morale personale e sociale: la legge morale naturale. La natura non è conoscibile dalla ragione, che rimane al buio.
E’ così che il Dio creatore viene contrapposto al Dio salvatore, in perfetta sintonia con il sentire gnostico. Come Marcione sosteneva che la natura creata era frutto di un Dio malvagio, padrone oppressivo assetato di sangue, così Lutero ritiene che la natura creata sia inquinata irrimediabilmente dal male, oggetto dell’ira divina. Come Marcione pensava che il Dio di Gesù Cristo è un Dio di comprensione e di misericordia, così Lutero pensa che la salvezza non dipenda dal nostro rispetto di un ordine di natura e di grazia ma dal manto misericordioso con cui Dio decide di coprire i nostri peccati, come un debitore traccia un segno di penna sulla cifra del debito. La salvezza verrebbe dalla negazione della creazione e dal suo ordine, come hanno sostenuto tutte le utopie rivoluzionarie di tipo prometeico e chiliastico, dagli anabattisti a Thomas Mŭnzer, da Mably a Karl Marx alle teorie di Ernst Bloch, ma come non può richiedere il Dio dal volto umano rivelatosi in Gesù Cristo. Il superamento della natura nella storia, il superamento della verità nella misericordia, il superamento della prassi nella teoria o della dottrina nella pastorale sono esempi di gnosticismo post-luterano.
La centralità della coscienza e i suoi danni
Lutero pone sul piano religioso il principio di immanenza. Cristo dentro la coscienza e non la coscienza aderente a Cristo e in Lui vivente. Dal piano religioso il principio della centralità della coscienza si è trasposto al piano filosofico e teologico. Originaria è la coscienza e tutto quanto è, è dentro la coscienza. La filosofia moderna è essenzialmente protestante perché gnostica; la realtà è immanente alla coscienza. Kant separa ragione e fede e ritiene vero solo ciò che la coscienza pone. Hegel intende come vero solo il sistema, ossia la coscienza storicamente dispiegata. Schleiermacher pensa che Dio sia dentro la coscienza e propone una Chiesa liquida. Wittgenstein pensa che la morale e la religione si possano solo mostrare e non dimostrare e il Modernismo dirà che la rivelazione di Dio avviene nell’autocoscienza credente della Chiesa: non Cristo in sé ma Cristo per noi.
Tutta la filosofia moderna è stata influenzata dal luteranesimo, compresi i suoi esiti nichilistici di chi, a partire da Nietzsche ma insieme a diversi precursori prima di lui, hanno sostenuto che in fondo anche la coscienza è frutto di determinazioni incoscienti. Da allora, il semplice “accadere” ha sostituito il principio di immanenza stesso: l’esito filosofico della riforma protestante non può essere che il nichilismo debole dell’indifferenza.
L’influenza sulla teologia cattolica
Essendo che il luteranesimo ha influenzato in modo determinante la filosofia moderna e la filosofia moderna ha influito in modo determinante sulla teologia, anche la teologia cattolica è stata inquinata a fondo dal luteranesimo. Con una contraddizione: se la fede luterana non ha ragioni e la teologia si fa con la ragione, che rimane della teologia cattolica se accoglie il punto di vista luterano? E infatti la teologia cattolica, sotto quella influenza, si è depotenziata nelle sue pretese teoretiche ed è diventata teologia narrativa o ermeneutica della fede. Karl Rahner e il suo allievo Walter Kasper pensano, con Kant, Hegel e Heidegger, che l’uomo sia dentro il problema e che possa conoscere solo “situato” storicamente. Lì avverrebbe la rivelazione di Dio, in modo apriorico, atematico e pre-religioso. E’ la “svolta antropologica” che importa nella teologia cattolica il principio protestante del primato della coscienza e della prevalenza dell’atto di fede sul contenuto della fede. Non si ritiene più possibile incontrare i contenuti della fede, ma solo le interpretazioni. la tradizione diventa una serie di interpretazioni e non la trasmissione fedele di un contenuto, e negli studi teologici cattolici non si insegnano più i contenuti della fede – vale a dire i dogmi – attestati dal magistero in ascolto della tradizione, ma le opinioni dei teologi, le loro interpretazioni. La vittoria dell’ermeneutica sulla metafisica nella teologia cattolica è la più evidente attestazione dell’influenza esercitata dal protestantesimo e una chiara vittoria, anche se momentanea, dello gnosticismo.
Simul iustus et peccator
Il luteranesimo è gnostico anche perché ritiene che l’uomo possa essere peccatore e giusto simultaneamente. Anche il cataro osservante pensava di poter essere libero spiritualmente nella lascivia sessuale, libero interiormente perché altro è lo spirito e altra è la materia del corpo. Questo è solo uno strumento che non incide su chi lo usa. Dall’invenzione della pillola contraccettiva alla fecondazione artificiale e all’utero in affitto la visione gnostica del corpo ha fatto molta strada. Si è trattato di un principio tragicamente fecondo. Le sette luterane sono arrivate ben presto ad accettare tutte queste novità e sono all’avanguardia nel riconoscimento dei cosiddetti diritti civili e oggi celebrano nelle loro chiese i “matrimoni” tra persone omosessuali. Non c’è un ordine naturale cui l’uso del corpo debba attenersi e l’uomo vive come in due regni, il regno interiore della fede e il regno esteriore della schiavitù. Oggi anche tanti cattolici, vescovi compresi, accettano l’omosessualità e la fecondazione artificiale e ciò è sintomo della protestantizzazione della fede cattolica. Per il cataro è possibile essere santo nella sozzura morale, per qualche vescovo cattolico è possibile che una unione omosessuale sia il luogo dove si sperimenta la grazia di Dio. In mezzo sta il luteranesimo con la sua dottrina simul iustus et peccator.
La politica dei due regni
Due sono i regni. Nel regno interiore l’uomo è soggetto solo a Dio cui egli aderisce nel sacrario della sua coscienza individuale, senza Chiesa, senza magistero, senza tradizione. Nel regno esteriore l’uomo è soggetto a tutti. Egli nella società è come un mulo che deve essere bastonato. A ciò serve il potere politico, a tenere legata la bestia che l’uomo è sul piano naturale. Il potere politico non persegue finalità di bene comune perché la società non rispecchia un ordine naturale comprensibile dalla ragione. Del potere politico il protestante ha paura e nello stesso tempo gli è indifferente perché non c’entra nulla con la sua salvezza. Egli è così timorosamente obbediente da adattarsi ad ogni pensiero dominante. Onnipotente, il potere politico, ed inutile nello stesso tempo, ai suoi occhi. Ad esso è deputato il ruolo di tenere insieme i cittadini che sono guidati solo dall’egoismo. Senza il potere la società sarebbe un branco di lupi affamati che si sbranano l’un l’altro. La visione disperata di Hobbes ha i suoi presupposti in Lutero. L’uomo è solo un lupo per l’altro uomo. Ecco perché il luteranesimo è all’origine del convenzionalismo politico, sia nella forma assolutistica di Hobbes sia in quella democratica di Rousseau.. Senza Lutero non ci sarebbe stata la democrazia che Tocqueville vedeva votata alla concentrazione pianificata del potere, la democrazia vuota e onnipotente di oggi, vuota e proprio per questo oppressiva e intollerante. Lutero era intollerante con i contadini in rivolta che voleva vedere – come in effetti furono – impiccati. Ugualmente la democrazia moderna riesce ad essere intollerante nella sua apparente tolleranza tanto quanto un potere assoluto. E’ quanto avviene oggi: una società fondata sulla luterana libertà di coscienza che impedisce a chi vuole attenersi alla propria coscienza anche in pubblico di poterlo fare. Se il giudice supremo è la coscienza, la coscienza alleata con altre coscienze può anche abolire la libertà di coscienza. E’ la dittatura del relativismo, che segue necessariamente l’abbattimento dei contenuti della coscienza come fonte della loro verità.
Sbagliato concentrarsi sulle “intenzioni” di Lutero
Ma è soprattutto nella dottrina teologica dell’evoluzione del dogma che il luteranesimo fa breccia nel cattolicesimo. Si tratta infatti di un modo per annullare la tradizione o, meglio, per farla coincidere con l’autocoscienza credente della Chiesa. Come se la rivelazione avvenisse nelle coscienze dei fedeli. Il modernismo, che proprio questo diceva, deriva dal protestantesimo attraverso il giansenismo ed ambedue risalgono allo gnosticismo.
In questo 500.mo anniversario della Riforma protestante abbiamo assistito ad una celebrazione di Lutero, avvenuta in varie forme anche molto azzardate e temerarie. Un aspetto ha segnato l’atteggiamento della Chiesa cattolica in questa occasione, l’idea di trattare la Riforma non con riferimento alla dottrina ma alle intenzioni del monaco Lutero. Si è creduto così di poterlo rivalutare come un appassionato di Dio, dando poi la colpa alla degenerazione delle contingenze storiche e alle rigidità della Chiesa cattolica. Ma già così facendo la Chiesa cattolica ha fatta propria la posizione protestante, che proprio in questo consiste, nel dare il primato alla coscienza sul dogma. Si è potuto così dire che Lutero non voleva una rivoluzione ma una riforma e il cardinale Kasper lo ha paragonato a San Francesco. Si è anche potuto dire che le differenze tra cattolicesimo e luteranesimo non sono sostanziali. L’intento era di favorire una prassi comune, ma anche questa è una concessione alla mentalità della Riforma che antepone la prassi alla dottrina. Lutero aveva uno scopo “pratico” e non conoscitivo o teoretico: sentirsi in Grazia di Dio. A lui interessava il Cristo per lui e non il Cristo in sé.
Ricollegandosi alle intenzioni di coscienza di Lutero e non alla dottrina luterana si vuole forse rivedere i contenuti dottrinali senza darlo a vedere. Se questa ipotesi fosse vera comporterebbe l’assunzione del principio gnostico della riplasmazione della realtà a partire dalla coscienza e sposerebbe la visione modernista del dogma, come qualcosa che si evolve con la coscienza. Una applicazione del paradigma ermeneutico come sostitutivo del paradigma metafisico.
La Dottrina sociale della Chiesa
Nella visione protestante la Dottrina sociale della chiesa è impossibile e non è da escludere che il suo lento abbandono nella Chiesa cattolica non derivi dall’influenza del luteranesimo. L’allentamento del rapporto tra fede e ragione, la rinuncia ai principi non negoziabili, l’oblio della legge morale naturale, la revisione del rapporto tra procreazione, apertura alla vita e socialità, la svolta antropologica con l’eterno slogan “ripartire dall’uomo” che era già fallito ai tempi di Maritain e del Vaticano II, l’abuso della categoria del discernimento, il pastoralismo senza dottrina, la presenza senza identità, l’idea che si possa collaborare con tutti … tutto questo mette in crisi profonda la Dottrina sociale della Chiesa, e si tratta di una crisi di origine luterana.
Stefano Fontana
21 ottobre 2017 - Salerno