In questo articolo voglio farvi notare l’ennesimo e gravissimo strafalcione nella nuova traduzione biblica della CEI. Infatti sa proprio di bestemmia. Penso che Bergoglio si riferisse esplicitamente a questo versetto di San Paolo quando ha affermato l’eresia che “Gesù si è fatto serpente, diavolo e peccato”
«Gesù si è “fatto serpente”, Gesù si “è fatto peccato” e ha preso su di sé le sporcizie tutte dell’umanità, le sporcizie tutte del peccato. E si è “fatto peccato”, si è fatto innalzare perché tutta la gente lo guardasse, la gente ferita dal peccato, noi. Questo è il mistero della croce e lo dice Paolo: “Si è fatto peccato” e ha preso l’apparenza del padre del peccato, del serpente astuto». (Servizio Internet Vaticano – Direzione delle Telecomunicazioni)
Queste gravi affermazioni sono frutto non solo di una errata traduzione del testo biblico, ma a questo punto comincio a pensare che dietro tutte queste “false trasmissioni” ci sia un vero e proprio pensiero malvagio, per distorcere completamente il messaggio autentico della Parola di Dio. Un avvicinamento, se non un vero ammiccamento a tutto il pensiero protestante. Ecco che allora ribadisco l’urgenza per chi vuol restare “Cattolico” di affidarsi alle traduzioni precedenti a quella nuova del 2007. Perchè ci troviamo davvero di fronte ad un abisso impressionante.
Nella nuova traduzione, 2 Cor 5,21 è così riportato: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore”. La traduzione precedente invece così trascriveva: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore”. La differenza è abnorme. Un conto è dire che Dio “trattò” da peccato il Suo Figlio. Un altro discorso è dire che Dio “fece peccato” il Suo Figlio. Vi rendete conto della gravità di tale travisamento biblico? Non avevo ancora letto questa parte nuova fino ad oggi. Perchè di solito utilizzo vecchie traduzioni. Ma quando l’ho vista mi sono cadute le braccia in terra. Questi sono tutti impazziti.
Il testo originale greco è: “τὸν μὴ γνόντα ἁμαρτίαν ὑπὲρ ἡμῶν ἁμαρτίαν ἐποίησεν”. Il termine in questione è appunto “ ἐποίησεν – époiesen- da poiesis” , che in tutti i dizionari di greco antico che si rispettano è tradotto con “trattare –curare – attivare”. Ovviamente la parola più adatta alla traduzione in questione è sempre stata “trattare”. Nella Vulgata di San Girolamo 2 Cor 5,21 è: “Eum, qui non noverat peccatum, pro nobis peccatum fecit”, dove quel “fecit– indicativo perfetto III pers. singolare” non è assolutamente da intendersi in questo caso con “lo fece”, ma proprio con “lo trattò”, cioè “Dio trattò Lui da peccato”.
Quindi questa nuova traduzione non ha appigli da nessuna parte. Siamo davanti ad un clamoroso errore. E a questo punto comincio a pensare che sia stato proprio voluto. Soprattutto su un punto cruciale come questo testo di San Paolo. Facilmente e “faziosamente” travisato dai luterani. Inoltre San Paolo dice a chiare lettere in Rm 8,3-4: “Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito”. Ed in Eb 4,14-15 si legge: “ Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato”. E’ dunque lo stesso San Paolo insieme all’autore della lettera agli Ebrei che ci danno la giusta interpretazione di 2 Cor 5,21.
Qui ormai non ci importa più niente di ciò che può dire Bergoglio o chi per lui. Ma questa è l’ennesima prova che esiste un piano ben preciso (e non da oggi), di “travisamento” della Sacra Scrittura e di “ancoraggio” verso tutto il pensiero protestante.
Ora vi invito a leggere con attenzione la stessa interpretazione che S. Agostino da a 2 Cor 5,21:
“L’opinione di alcuni sul passo dell’Apostolo.
- Allora con quale peccato condannò il peccato? Alcuni trovarono un modo d’intendere e giunsero ad una interpretazione ammissibile. Ma, a mio modo di vedere, fu tuttavia ridottissima la loro possibilità d’indagare che cosa abbia voluto dire l’Apostolo. Non dettero, però, un’interpretazione distorta: a voi dico prima questa, quindi espongo il mio pensiero e ciò che la stessa divina Scrittura afferma essere assolutamente certo. Richiedendosi loro: Con quale peccato condannò il peccato? Aveva il peccato? Risposero così: Con il peccato condannò il peccato, con il peccato non suo; tuttavia con il peccato condannò il peccato. Di chi il peccato allora, se non con il suo? Con il peccato di Giuda, con il peccato dei Giudei. Come infatti versò il sangue in remissione dei peccati? Perché fu crocifisso. Da chi fu crocifisso? Dai Giudei. Chi il traditore? Giuda. Giuda lo tradì quando i Giudei gli diedero la morte. Fecero bene o peccarono? Peccarono. Ecco con quale peccato condannò il peccato. E’ stato detto bene ed è stato detto con verità, perché anche con il peccato dei Giudei Cristo condannò ogni peccato, perché, facendosi quelli persecutori, versò il sangue con il quale cancellò ogni peccato. Nondimeno, fa’ attenzione a quel che vuol dire l’Apostolo in un altro passo: In nome di Cristo– egli dice – noi fungiamo da ambasciatori, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo in nome di Cristo, cioè come se Cristo vi supplicasse, noi vi supplichiamo in suo nome, lasciatevi riconciliare con Dio. E prosegue: Colui che non aveva conosciuto peccato… Dio – con il quale vi supplichiamo di essere riconciliati -, lo trattò da peccato a nostro favore, perché noi potessimo diventare giustizia di Dio per mezzo di lui , colui che non aveva conosciuto peccato, cioè Cristo-Dio, lui il Cristo, che non aveva conosciuto peccato. Si può forse intendere qui il peccato di Giuda, il peccato dei Giudei, il peccato di qualsiasi altro uomo, dal momento che senti dire: Colui che non aveva conosciuto peccato lo trattò dapeccato in nostro favore? Chi? Nei confronti di chi? Dio nei confronti di Cristo, Dio trattò Cristo da peccato in nostro favore. Non ha detto: Dio lo fece peccatore in nostro favore, ma lo trattò da peccato. Se è un’empietà dire che Cristo abbia peccato, chi può tollerare che Cristo sia ” peccato “?
Una più certa interpretazione dell’Apostolo. In che modo Cristo fu trattato da peccatore.
- Com’è dunque? La Carità vostra veda di comprendere un grande e profondo mistero. Sarete felici se ne avrete desiderato la comprensione e giungerete ad amarlo. Veramente, precisamente, Cristo Signore nostro, Gesù Salvatore nostro, Redentore nostro è stato fatto peccato perché noi fossimo giustizia di Dio in lui. In che modo? Ascoltate la legge. Coloro che conoscono sanno quel che io dico; e quelli che non conoscono leggano, oppure ascoltino. Nella legge erano chiamati ” peccati ” anche i sacrifici che si offrivano per i peccati. Quando la vittima per il peccato veniva portata, eccoti che dice la legge: I sacerdoti posino le loro mani sul peccato; cioè sulla vittima per il peccato. E che altro è Cristo se non sacrificio per il peccato? Come anche Cristo – dice – vi ha amato, e ha dato se stesso per voi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore . Ecco con quale peccato condannò il peccato: con il sacrificio che egli divenne per i peccati, con esso condannò il peccato. Proprio questa è la legge dello spirito di vita, la quale ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte . Perché quella legge, l’altra, la legge della lettera, la legge che comanda è senza dubbio buona; santo, e giusto e buono il comandamento ; ma era impotente a causa della carne ; dunque ciò che comandava non si poteva adempiere in noi. Così una legge, come dicevo inizialmente, ti può far conoscere il peccato, l’altra lo può cancellare; la legge della lettera può far conoscere il peccato, la legge della Grazia può togliere il peccato”.
(S. Agostino, Discorso 152, DALLE PAROLE SEGUENTI DELL’APOSTOLO (ROM 7, 8. 1-4); FINO A:” DIO HA MANDATO IL PROPRIO FIGLIO IN UNA CARNE SIMILE A QUELLA DEL PECCATO “).
“https://www.riscossacristiana.it/lennesima-eresia-nella-nuova-traduzione-biblica-della-cei-in-2-cor-521-di-fra-cristoforo/”
Secondo i Padri della Chiesa come Mosè innalzò il serpente di rame su un’asta, così Gesù doveva essere innalzato (“crocifisso”) sopra il legno della Croce, e come gli ebrei morsi dai serpenti erano salvati dalla morte temporale guardando con viva fede il serpente di bronzo fatto da Mosè, così tutti gli uomini, morsi dall’antico serpente che è il diavolo, il quale li tenta al peccato che dà la morte all’anima, sono salvati dalla morte eterna se guardano con fede vivificata dalla carità Gesù inchiodato sulla Croce
e ancora
San Tommaso d’Aquino commenta così i versetti del Vangelo 2 Giov (XXI, 14-15): «Gesù presenta la figura profetica della Passione e la vuol desumere dall’Antica Legge. Il serpente di rame fatto da Mosè per ordine di Dio è una figura o un simbolo della Passione di Cristo. Infatti è una proprietà del serpente essere velenoso, ma il serpente di rame non aveva il veleno in sé, però era figura e simbolo del serpente velenoso. Così pure Gesù non aveva in Sé il peccato, che è il veleno spirituale e dà la morte all’anima, ma Gesù ebbe solo “la somiglianza del peccato”, come è rivelato in San Paolo (Rom., VIII, 3): “Inviando suo Figlio in una carne simile a quella del peccato”. Ecco perché Cristo ebbe in Sé l’effetto del serpente di rame contro i moti brucianti delle concupiscenze prodotte dal peccato».
e allora?
Non fidatevi di chiunque e fate un regalo alla vostra anima, lasciate perdere le nuove traduzioni, leggete i testi delle versioni precedenti della Scrittura, che vecchia non sarà mai, perchè la Parola di Dio è VERITA’ e VITA !