«Dal primo momento mi amò con un’intensità incommensurabile». E ancora: «Mi pose il braccio teneramente attorno al collo, mi portò vicino a lui e mi tenne così per un po’. Ho sognato…». Siamo nell’Inghilterra vittoriana e chi scrive è il cardinale cattolico John Henry Newman.
Il prelato non poteva immaginare che, un secolo dopo, quelle confidenze epistolari sulla sua relazione con il prete Ambrose St John avrebbero fatto il giro del mondo più dei suoi testi di fine teologo. Newman è passato alla storia come il primo anglicano convertito al cattolicesimo poi diventato cardinale.
Apprezzato da Giovanni Paolo II, per il quale il suo pensiero era una “sintesi eccezionale di fede e ragione”, potrebbe essere dichiarato beato da Ratzinger; altro suo estimatore eccellente, entro fine anno. Ma Newman è anche il primo cardinale della storia assurto a icona del movimento gay.
Merito proprio della sua convivenza con Ambrose StJohn, il prete, suo collaboratore, con cui divise per trent’anni il tetto dell’Oratorio di San Filippo Neri vicino a Birmingham.
Un legame talmente forte, quello trai due religiosi, che Newman, dopo la morte di Ambrose, chiese in tre occasioni diverse di essere sepolto, quando sarebbe stato il suo momento, accanto all’amico: altro segno inequivocabile, per le associazioni omosessuali inglesi, di un legame, che la Chiesa, però, esclude.
La contesa sulla figura di Newman è esplosa a luglio (2008), quando, nell’ambito del processo di beatificazione, la Curia inglese ha annunciato che la salma del prelato sarebbe stata riesumata e trasportata a Birmingham, per essere mostrata ai fedeli. «Non si può violare la volontà di un uomo e dividerlo dalla persona che ha amato” ha accusato l’attivista inglese per i diritti dei gay Peter Tatchell. “Oppure” ha insistito Tatchell “si ammetta che Newman era omosessuale e si sposti anche la salma del compagno”.
La riesumazione è avvenuta ugualmente, ma, il 3 ottobre (2008), nella tomba del porporato sono stati trovati solo un mucchio di ossa e qualche suppellettile: la salma, decomposta, non ha potuto essere traslata. Nel frattempo, il dibattito è divampato sui giornali di mezzo mondo, compresi Avvenire e l’Osservatore romano, che negano fermamente l’omosessualità di Newman. Dalla parte di Tatchell si schierano numerosi cattolici, a partire dalla rivista inglese progressista The Tablet.
Nel mare di dichiarazioni, il massimo esperto mondiale di Newman, Ian Ken che pure nega l’omosessualità del prelato, si lascia sfuggire: «Oggi la Chiesa non avrebbe permesso la sepoltura accanto ad Ambrose”.
Ma chi è stato dawero John Henry Newman? Nato a Londra nel 1801, divenne sacerdote anglicano a 23 anni. A Oxford, dove si laureò, fu tra i fondatori del movimento eretico che prese il nome della città. Il futuro porporato, poi, iniziò a difendere i dogmi di Roma e, sostenendo che la Chiesa inglese e quella del Papa erano vicine, a 44 anni si converti al cattolicesimo, suscitando grande clamore. Quindi, proclamato cardinale nel 1879 da Leone XIII, si trasferì a Birmingham, dove morì a 89 anni.
A parlare dell’omosessualità di Newman (e di altri aderenti al movimento di Oxford) erano già stati i suoi contemporanei, ma è solo da qualche anno che sul prelato si concentra l’attenzione dei movimenti omosessuali. Spiega Angelo Bottone, dell’Università di Dublino, esperto della figura del cardinale: “Nel 2003 è uscito postumo The Friend, libro in cui lo storico inglese Alan Bray, cattolico e omosessuale, ha raccolto storie di coppie dello stesso sesso sepolte nelle chiese inglesi. Tra questi, ci sono anche Newman e Ambrose”.
E’ Bray a riportare a galla brani dell’epistlario di Newman: “Ho sempre pensato» scriveva il prelato «che non ci sia lutto più grande di quello di un marito o di una moglie, ma mi è difficile credere che ce ne sia uno più grande del mio…».
E anche: «Desidero con tutto il mio cuore di essere sepolto nella tomba di frate Ambrose StJohn, lo chiedo come ultima, imperativa volontà.
Secondo Bottone, però, tutto questo non basta ad affermare una relazione tra i due religiosi: “Bisogna leggere i fatti nel contesto di un’epoca in cui l’amicizia tra gli uomini del clero era molto più importante di oggi. E il legame tra Newman e Ambrose era tanto più forte perché il primo, abbandonato il movimento di Oxford, aveva perso gli amici d’un tempo, e il secondo lo aveva preceduto di poco nel1’esperienza cruciale della conversione”.
Dalla Congregazione per le cause dei beati e dei santi, il sottosegretario monsignore Marcello Bartolucci spiega che il processo di beatificazione va avanti: “L’accertamento della vita di Newman è stato completato, e ora stiamo vagliando la rilevanza teologica del miracolo”, cioè la guarigione, nel 2001, di un diacono di Birmingham afflitto da una malattia alla spina dorsale. Se un secondo miracolo sarà segnalato, potrà essere avviata anche la causa di santificazione.
Pochi, invece, hanno sottolineato una coincidenza: Newman, primo beato inglese da quarant’anni, il primo in assoluto se sì escludono i martiri perseguitati dalla Corona, è diventato un’icona del movimento gay proprio mentre nella Chiesa anglicana la corrente tradizionalista ha annunciato uno scisma per protestare contro l’ordinazione di preti omosessuali.
Ma la storia di Newman e Ambrose è ormai avviata sulla strada del gossip. La stessa percorsa da chi si domanda perché, mentre in genere i cardinali sono ritratti in pose austere, i più famosi quadri di Newman lo raffigurano sempre in pose raffinate”.