La grande impostura

Quelli che oggi, nel ceto clericale, fanno carriera (e diventano quindi pastori) sono quasi sempre i più convinti sostenitori e zelanti cooperatori del nuovo corso.

Sabato, 7 maggio 2016 — «La fede cattolica va bene, purché sia riveduta e corretta secondo i nostri gusti; ci piace nella misura in cui corrisponde alle nostre idee».

È su questa ingannevole premessa che si sono formate le ultime generazioni di chierici e, per mezzo di loro, di fedeli. L’uomo si è messo al di sopra di Dio e della Sua Parola, giudicandola dall’alto delle proprie pretese conquiste intellettuali e dei propri imperativi categorici.

Perfino la preghiera ispirata dei Salmi è stata spurgata, nel nuovo breviario, di tutte le frasi che urtavano la nuova concezione del cristianesimo, irenistica e inclusiva (cioè svuotata del proprio nucleo per potervi integrare anche ciò che le è incompatibile, come in una manipolazione genetica). Lutero e Marcione, per difendere le proprie eresie, ebbero un atteggiamento del tutto simile nei confronti della Sacra Scrittura. Il risultato è che gran parte dei cattolici, oggi, hanno perso gli anticorpi che li immunizzavano dagli errori manifesti che la propaganda massonica ha insinuato nella predicazione e nella prassi ecclesiale; è per questo che, ormai, essi ingoiano avidamente – e gioiosamente – qualsiasi veleno, specie se spacciato per amore e misericordia.

La coscienza di un ministro di Dio, tuttavia, può avere ancora un salutare sussulto, qualora un laico lo rimproveri. È pur sempre un essere ragionevole, illuminato dall’unzione battesimale e assistito dalla grazia di stato. Se reagisce in modo aspro o addirittura violento, è perché le vostre parole di riprensione sono andate a scuotere il precario equilibrio di compromesso risultante dal tentativo di addomesticare la voce della coscienza e – se mai possibile – quella dello Spirito Santo. Per questo, prima di affrontarlo, è indispensabile porsi sotto il manto dell’Immacolata per evitare di essere da lui spiritualmente aggrediti. La nostra formazione intellettuale, infatti, ci ha forniti di una dialettica da sofisti con la quale noi chierici siamo capaci (cosa che adesso mi fa orrore) di trionfare su qualsiasi obiezione anche quando abbiamo evidente torto, demolendo interiormente l’interlocutore come se fosse pazzo o colpevole dei peggiori misfatti. Per questo raccomando a tutti di dotarsi di adeguate protezioni spirituali. Soprattutto non lasciatevi catturare dai ragionamenti capziosi dei preti, se non avete armi logiche sufficienti per smontarli; nel caso, lanciate il messaggio e fuggite.

Chi è ancora abbastanza intellettualmente onesto e interiormente libero, fra i vostri sacerdoti, un giorno vi ringrazierà perché sarete stati strumento della sua resipiscenza e della sua conversione.

Fu una parrocchiana con cui non avevo mai parlato prima, un pomeriggio di giugno di quasi vent’anni fa, a ingiungermi con tono perentorio di acquistare il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria del Montfort e di mettermi subito a leggerlo. Poiché, poco prima, si era riferita alla mia situazione personale, che non poteva conoscere per via umana, obbedii alla voce divina che mi era pervenuta per mezzo di lei e, con quella lettura, ebbe inizio per me una radicale trasformazione spirituale. Se le vostre parole non bastano, quindi, regalate il Trattato e pregate perché la cura ottenga il suo effetto. I vostri poveri preti sono infetti di Cantalutero, lectio bosiana, cortili dei pagani e cattedre degli atei… Abbattute così tutte le difese immunitarie, il virus B. ha fatto strage. La diagnosi è catastrofica e la prognosi riservata, ma Dio fa ancora miracoli.

Questa perversa contraffazione della fede cristiana, d’altronde, è stata persino colta e annunciata nel Catechismo della Chiesa Cattolica: «Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di un’impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne» (§ 675; il corsivo è mio). Inutile dire che ci siamo dentro in pieno: nei nostri giorni sta avvenendo la deflagrazione di tale terribile prova, che passa al vaglio i membri della Chiesa. Alla falsificazione della fede si accoppia infatti, inseparabilmente, l’edificazione di un corpo ecclesiale epurato da ogni elemento non conforme che possa arrecare disturbo: è puro stalinismo – o, per chi preferisce le analogie scientifiche, ingegneria genetica spirituale. Se però cambia il culto, la pratica e la dottrina… è un’altra religione. Costi quel che costi, noi vogliamo rimanere cattolici.

Quelli che oggi, nel ceto clericale, fanno carriera (e diventano quindi Pastori) sono quasi sempre i più convinti sostenitori e zelanti cooperatori del nuovo corso. Ciò che più ferisce un’anima fedele è la perfidia diabolica, per non dire la cattiveria disumana con cui spesso si accaniscono contro chiunque non si allinei al sistema, celandola magari dietro apparenze melliflue e premurose. La nostra strada, inevitabilmente, si biforca dalla loro, malgrado gli eventuali vincoli di amicizia e di stima che possono esserci stati in passato, quando ancora non si erano pienamente manifestati per quello che sono realmente. Per loro non resta che recitare i salmi imprecatori, che sono pur sempre preghiere miranti al ravvedimento di chi ne è oggetto: sono anche quelli Parola di Dio, ispirata dallo Spirito Santo, ripetuta da Gesù nella sua vita terrena e gridata al Cielo da schiere di Martiri e di Santi. Chi siamo noi per espungerli dal culto pubblico della Chiesa? Siamo forse più virtuosi e aggiornati di tutti loro, compreso il Verbo incarnato?

È ovvio che, con codesti personaggi, la prudenza è d’obbligo. Non giochiamo al massacro, perché non serve a nulla: finché il nostro Maestro ci vuole nello stadio, lottiamo con sapienza parando i colpi. Il martirio è una grazia che il Signore concede a chi vuole Lui e quando vuole Lui; non sta a noi candidarci né fissare i tempi, a meno che non ci giunga un’inequivocabile ispirazione celeste o ci venga espressamente richiesto di rinnegare la fede nei fatti o nelle parole. In ogni caso, dobbiamo essere pronti a riprodurre in noi la Passione: «La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione» (CCC, 677). Coraggio, è giunto il tempo in cui inizia il giudizio a partire dalla casa di Dio, cioè dalla Chiesa. Dato che siamo dalla parte giusta, non abbiamo nulla da temere, pur senza dimenticare l’indispensabile sforzo quotidiano di santificazione. Le nostre sofferenze, offerte unitamente alla preghiera come compimento della Croce nella nostra carne, contribuiranno a salvare chi è confuso o in bilico. Sì, il Cielo conta su ciascuno di voi per condurre il mondo al Regno di Dio mediante il trionfo del Cuore immacolato di Maria.

FONTE: lascuredielia.blogspot.it

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