In Austria arriva la “parroca” e la messa è fai da te

l fenomeno dell’usurpazione degli spazi sacri da parte di donne sta infettando in modo strisciante la Chiesa austriaca e provocando una scarsità di vocazioni mai osservata prima. Nella diocesi di Linz c’è una parroca che celebra a modo suo.

Sissy Kamptner

La pastora – cattolica – della diocesi di Linz, in Austria…

In  KatholischesRivista per Chiesa e Cultura abbiamo trovato un articolo molto interessante, scritto da una donna, Martha Burger, il che può evitare almeno qualche accusa di maschio-centrismo, su uno strano fenomeno che ha luogo nella diocesi di Linz. In cui una donna, in una chiesa cattolica, dice di sé: “Sono una pastora, manager, parroco e diaconessa, (a ciò) consacrata dalla vita”.

Martha Burger osserva che “Il fenomeno dell’usurpazione degli spazi sacri da parte di donne sta infettando in modo strisciante la Chiesa austriaca e provocando una scarsità di vocazioni mai osservata prima”. E’ un processo che ha radici antiche; e nota, in particolare per il suo Paese la Burger, che  “Determinate correnti di pensiero, in particolare quando non fanno parte del mainstream o addirittura ne sono messe al bando, possono sopravvivere sottotraccia anche per generazioni. È solo quando hanno raggiunto una certa forza che accedono la dimensione dell’ufficialità, talvolta in modo improvviso, altre volte in modo subdolo”.  Ora, è un dato di fatto che la Chiesa cattolica contemporanea è stata indulgente con deviazioni e le correnti “di rottura” sviluppatesi al suo interno dopo il Concilio Vaticano II, perdendone progressivamente il controllo. I vertici ecclesiali si sono sottratti troppo spesso al confronto, hanno permesso il progressivo emergere di situazioni a loro volta non affrontate.

Le conseguenze di tale indulgenza della Chiesa è che essa è arrivata a tollerare deviazioni dottrinali nelle scuole e facoltà teologiche.

Martha Burger parla di conseguenza di una “cecità pericolosa” nella Chiesa. E ne fornisce un esempio evidente: “Questa cecità diviene visibile nell’edizione odierna del Kronenzeitunng (una rivista austriaca n.d.t.). Si noti lo stravolgimento dei concetti, la percezione del proprio ruolo e la pretesa avanzata”.

“Io sono una pastora”: queste sono le parole di Sissy Kamptner (57 anni) riportate dal Kronenzeitung, nel quale si legge ancora: “La teologa cura la Parrocchia del Gesù Bambino a Steyr e chiede più diritti per tutte le donne all’interno della Chiesa“. Il Gesù Bambino (Christkindlbasilika) è una meta di pellegrinaggio nota a livello internazionale soprattutto per il suo ufficio postale, indirizzo “ufficiale” per le lettere dei bambini inviate a Gesù Bambino in tempo natalizio. Figlia di un imprenditore, la Kamptner non ha voluto entrare nell’azienda di famiglia: “Lavoro nella Chiesa già dal 1984“ dice. “Oggi“, continua l’articolo, “la cura delle anime al Gesù Bambino è interamente nelle sue mani”.

“Sono la “parroca” (Pfarrerin è il femminile di Pfarrer=parroco, n.d.t.) titolare”

Nota Martha Burger: “Lo afferma la stessa Kamptner. E’ da tempo, oramai, che la comunità ha imparato ad ‘apprezzare il suo impegno all’altare’ riporta il giornale, anche se si intuisce che si sarebbe potuto dire qualcosa di più che però, per ragioni di “political correctness“, non è stato scritto. ‘Il sacrificio eucaristico in Basilica viene celebrato da un parroco aggiunto esterno’, così si legge sul giornale e si coglie, in questa breve frase, il completo stravolgimento della Liturgia e dei Sacramenti. La celebrazione Eucaristica diviene un elemento opzionale, accessorio e occasionale; l’elemento centrale è costituito dalla ‘Messa’ della ‘Parroca titolare’. La parolina ‘aggiunto’ lascia poi intuire chi è ora al comando e chi, invece, è solo tollerato”.

Martha Burger sottolinea il fatto che non è più il sacrificio eucaristico, ma delle non meglio specificate “funzioni religiose”. E scrive: “Sorprende che il livellamento venga tollerato ufficialmente dei vertici della Diocesi. A riguardo non è chiaro se – e se sì, chi – si stia comportando colpevolmente in modo ingannevole. Perché, evidentemente, nella Diocesi non c’è nessuno a ricordare ai fedeli che un qualche genere di ‘funzione religiosa’ non soddisfa l’obbligo domenicale”.

E a quanto pare questa ambiguità non si limita a Steyr, se “Anche nel capoluogo Linz accade che in alcune parrocchie, dove non si trova più un parroco, si dia libero sfogo alla follia celebrando ogni genere di ‘funzioni religiose’ (celebrazione della famiglie, dei bambini, del carnevale, ecumeniche …), quando basterebbe chiedere ai fedeli di spostarsi di poche centinaia di metri per assistere a una Santa Messa nella Parrocchia confinante”.

L’ambiguità è diffusa e alimentata dalla pagina web della parrocchia-santuario. Denuncia Martha Burger: “La Kamptner, teologa al Gesù Bambino, opera una sorta di inganno, come si intuisce leggendo la pagina internet della parrocchia inserita nel sito della Diocesi. Vi si annunciano diligentemente le funzioni religiose domenicali, senza però indicare se si tratti di Sante Messe o di celebrazioni a-la-Kamptner. Qui, colei il cui ruolo ufficiale è ‘assistente parrocchiale’, appare rivestire all’interno della chiesa un ruolo analogo a quello di un consacrato. Anche in questo la situazione è equivoca e in verità, tra le assistenti pastorali nella Diocesi di Linz, è più la regola che l’eccezione. I loro fazzoletti dai colori batik indossati a guisa di stola dovrebbero indicare una dignità sacerdotale mai posseduta”.

Per farsi un’idea più precisa è sufficiente cliccare sul calendario delle funzioni nella pagina internet della basilica e valutare le indicazioni incomplete che il visitatore vi trova. Per esempio, domenica prossima 21.1.2018 vi sarà una “funzione della parola” e una “funzione parrocchiale”, ma nessuna Santa Messa. “La “funzione della parola” prevede una “preghiera commemorativa” per una famiglia in suffragio del loro figlio defunto. Si tratta di una Messa in suffragio per il quale viene pagata un’offerta? Il sospetto che si incassino offerte per “funzioni religiose” che non sono Sante Messe, è espresso in diverse Diocesi austriache”.

La mancanza di sacerdoti è la ragione addotta, come ben sappiamo, da molti per giustificare questo genere di esperimenti creativi. In Austria – e anche in altri Paesi europei, aggiungiamo noi – questa carenza, secondo la Burger, ha a che fare “con una teologia sbagliata, che combatte il sacerdozio cattolico e che lo vuole sostituire con un altro tipo di sacerdozio. La carenza di sacerdoti, sia voluta oppure no, è il risultato diretto di una teologia errata, alla base della quale vi è una errata comprensione della Chiesa. Questa sempre più pressante mancanza di preti è anche auspicata, almeno da parte del clero e dei laici che operano nella Chiesa. Si ritiene che in questo modo la si potrà costringere a cambiamenti strutturali che si vorrebbero introdurre: la rimozione del celibato sacerdotale e l’accesso della donne al sacerdozio”.

L’ultima consacrazione di un sacerdote – non monastico, o appartenente al mondo della “tradizione” – risale al 2014, e i sacerdoti venivano dalla Polonia e dallo Schleswig- Holstein. Il seminario è quasi vuoto,  perché scrive Martha Burger, “I pochi seminaristi capaci di resistere in un apparato di laici infestato dall’ideologia gender, politicamente rosso-verde (Sinistra e Verdi, n.d.t.) e sostanzialmente ostile alla Chiesa, fugge a cercare riparo nella comunità monastiche storiche o nei capitoli dei canonici”.

“Il nostro compito è al servizio della vita, e non delle strutture di potere” – afferma la Kamptner,  indicando che la sua  – e di altre – funzioni è quella di “promuovere l’equiparazione all’interno delle strutture“. E cioè, “l’ammissione delle donne alle ordinazioni“, il Kronenzeitung riporta letteralmente le parole di Kamptner, “vale a dire che in tema di consacrazione delle donne al Diaconato finalmente si proceda!” In conclusione, dice di se stessa: “Io sono diaconessa, consacrata dalla vita!”.

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