È vero? Chissà. Di certo ci sono molti lati oscuri su cui è doveroso fare un po’ di luce.
Medici Senza Frontiere
Partiamo dalle associazioni più grandi. In cima alla lista va messa ovviamente Medici Senza Frontiere, che nel 2016 poteva contare su tre navi: la Dignity I, la Bourbon Argos e Aquarius. Oggi è rimasta attiva solo la Aquarius, a cui però è stato affiancato il nuovo acquisto “Prudence“, un’imbarcazione commerciale da 75 metri e 1000 posti a bordo. Un gigante del salvataggio.
Niente da ridire sulle attività che Msf porta avanti nel mondo. Anzi. Fa però sorridere il fatto che tra i suoi fondatori compaia Bernard Kouchner, medico francese che ha visto più palazzi della politica che sale operatorie. Dal 2007 al 2010 infatti è stato ministro degli Affari Esteri da Nicolas Sarkozy, ovvero di quel governo che nel 2011 ha bombardato Muhammad Gheddafi e trasformato la Libia nel porto senza regole da cui oggi partono i barconi carichi di immigrati.
E così, in qualche modo, persone collegate a Msf erano di casa in istituzioni che sono state la causa della crisi migratoria. Oggi l’associazione per salvare stranieri dalle bagnarole sostiene spese ingenti, ma i fondi non sembrano essere un problema. Nel 2016 ha raccolto 38 milioni di euro grazie al contributo di 319.496 donatori, 9,7 milioni di euro dal 5×1000 (di cui 1,5 andati per la nave Bourbon Argos) e 3,3 milioni da aziende e fondazioni. Tra queste chi appare? La Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese col vizio del buonismo e delle frontiere aperte. Peraltro, la Open Society e Msf sono soliti scambiarsi collaboratori come se facessero le cose in famiglia. Un esempio? Marine Buissonnière, per 12 anni dipendente Msf, poi direttrice del programma per la Sanità pubblica di Soros e ora di nuovo consulente per le migrazioni della Ong.
Save The Children
Guarda caso, Soros ha finanziato (anche se per altre iniziative) pure un’altra organizzazione attivissima nel recupero clandestini: Save The Children. La nota associazione internazionale ha nel suo parco navi la Vos Hestia, un’imbarcazione da 62metri, che batte bandiera italiana e si avvale di due gommoni di salvataggio. I soldi? No problem: nel 2015 a bilancio sono segnati 80,4 milioni di euro di incassi.
Proactiva Open Arms
Un anno fa a gestire il famoso peschereccio Golfo Azzurro, “beccato” dai radar a raccogliere stranieri vicino alle coste libiche, ci pensava l’olandese Life Boat Refugee Foundation. Da inizio 2017 la fondazione non organizza più salvataggi in mare, ma la Golfo Azzurro continua la sua opera al servizio della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che una volta usava il vascello di lusso Astral donato dal milionario italiano Livio Lo Monaco. Per le loro navi gli spagnoli spendono 1,4 milioni di euro, di cui il 95% usati per le azioni di salvataggio (700mila euro al largo della Libia e 700mila euro a Lesbo) e il restante 5% in strutture, comunicazione e via dicendo. L’incasso però è più alto, con una raccolta fondi che supera i 2,1 milioni di euro. Secondo il direttore Oscar Camps, la Golfo Azzurro può ospitare 400 persone a bordo e un giorno di navigazione costa “solo” 5mila euro.
SOS Mediterranée
Spende invece almeno il doppio la Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée, fondata dall’ex ammiraglio Klaus Vogel. Per sostenere 24 ore di mare, alla Acquarius servono circa 11mila euro. E se desiderate fare una donazione sappiate che con 30 euro si riesce a mettere in mare per un’oretta solo la lancia di salvataggio. Tra i soci fondatori compare il Cospe, una Onlus italiana dedita all’immigrazione e che (oltre a fondi pubblici) ha ricevuto 46mila euro dalla solita Open Society di Soros.
In Italia COSPE è associato a:
- AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile
- AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale
- Associazione “Carta di Roma”, organizzazione della società civile e di organismi di rappresentanza dei giornalisti per vigilare sul rispetto della Carta di Roma sulla rappresentazione degli immigrati, richiedenti asilo, rifugiati, rom e sinti nei media
- Banca Popolare Etica
- Campagna Stop Ttip
- Carta di Lampedusa, manifesto della società civile su migrazione e accoglienza
- CILD,Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
- CICMA, Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua
- Coalizione Italiana “Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima”
- CONCORD Italia, piattaforma italiana della federazione europea di Ong per lo sviluppo e l’aiuto umanitario
- CON.ME, Contemporaneo Mediterraneo: organizzazione no profit per il dialogo interculturale euromediterraneo.
- Comitato Scuola di Pace di Bologna
- Coordinamento Ong e Associazioni di Cooperazione Internazionale della Toscana
- COONGER, Coordinamento Ong Emilia Romagna
- CRESER rete di economia solidale Emilia Romagna
- Expo dei Popoli, coordinamento di Ong, associazioni, reti della società civile italiana e internazionale per la realizzazione del Forum dei Popoli in concomitanza con Expo 2015
- FAIT, Forum attività Internazionali della Toscana
- Forum Terzo Settore della Provincia di Bologna
- IID, Istituto Italiano della Donazione
- IT.A.CÀ, Festival del turismo responsabile
- Marche Solidali, Coordinamento Organizzazioni Marchigiane
- REES Marche, Rete di Economia etica e solidale delle Marche
- SOS Mediterranée Italia
Nel mondo COSPE è associato a:
- Anna Lindh Foundation, fondazione per il dialogo interculturale
- Concord, federazione europea di Ong per lo sviluppo e l’aiuto umanitario (attraverso CONCORD Italia)
- Global Convergence of Land and Water Struggles
- Nyéléni Europe, la più ampia rete internazionale per la sovranità alimentare in Europa
- PFOngUE, piattaforma delle Ong europee in Senegal
- WOMEN Women of Mediterranean East and South European Network
COSPE è partner di:
AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile
AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e
solidarietà internazionale
Associazione “Carta di Roma”, organizzazione della società civile e di
organismi di rappresentanza dei giornalisti per vigilare sul rispetto della
Carta di Roma sulla rappresentazione degli immigrati, richiedenti asilo,
rifugiati, rom e sinti nei media
Banca Popolare Etica
Campagna Stop Ttip
Carta di Lampedusa, manifesto della società civile su migrazione e
accoglienza
CILD,Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
CICMA, Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua
Coalizione Italiana “Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima”
CONCORD Italia, piattaforma italiana della federazione europea di
Ong per lo sviluppo e l’aiuto umanitario
CON.ME, Contemporaneo Mediterraneo: organizzazione no profit per
il dialogo interculturale euromediterraneo.
Comitato Scuola di Pace di Bologna
Coordinamento Ong e Associazioni di Cooperazione Internazionale
della Toscana
COONGER, Coordinamento Ong Emilia Romagna
CRESER rete di economia solidale Emilia Romagna
Expo dei Popoli, coordinamento di Ong, associazioni, reti della società
civile italiana e internazionale per la realizzazione del Forum dei Popoli in
concomitanza con Expo 2015
FAIT, Forum attività Internazionali della Toscana
Forum Terzo Settore della Provincia di Bologna
IID, Istituto Italiano della Donazione
IT.A.CÀ, Festival del turismo responsabile
Marche Solidali, Coordinamento Organizzazioni Marchigiane
REES Marche, Rete di Economia etica e solidale delle Marche
SOS Mediterranée Italia
Nel mondo COSPE è associato a:
Anna Lindh Foundation, fondazione per il dialogo interculturale
Concord, federazione europea di Ong per lo sviluppo e l’aiuto
umanitario (attraverso CONCORD Italia)
Global Convergence of Land and Water Struggles
Nyéléni Europe, la più ampia rete internazionale per la sovranità
alimentare in Europa
PFOngUE, piattaforma delle Ong europee in Senegal
WOMEN Women of Mediterranean East and South European Network
COSPE è partner di:
Translators without Borders (TWB)
1 Worked with emergency response agencies in the United States and the
Caribbean to translate hurricane preparedness messages into Spanish,
Arabic, and Vietnamese, for those affected by devastating storms.
2 Worked with partner Asociación CoCoSI in El Salvador to reduce stigma
and discrimination through non-binary gender education and raising of
awareness in children.
3 west Africa
Trained 15 Guinean translators and simplified and translated 800,000
words so that West African communities can access more health care
information in their local language.
4 East Africa
Translated the Core Humanitarian Standard on Quality and Accountability
into Swahili for partner CHS Alliance.
5 Europe
Worked with local and international humanitarian agencies in response to
the European refugee crisis to provide rapid translation services in 6
languages. Trained over 480 interpreters and translators and created the
first humanitarian interpreter roster.
6 middle east
Developed the world’s first ever offline crisis-specific machine translation
engine for Kurdish languages, Sorani and Kurmanji.
7 Asia
Worked with the Wiki Project Med Foundation to translate 6,000 health
articles for the Chinese version of the offline medical Wikipedia app.
8 South Asia
Responding to the Rohingya crisis in Bangladesh where over 700,000
refugees are in need of vital information in a language they can understand.
TWB is developing language capacity in the area.
Sea Watch Foundation
Il mistero dei costi si infittisce osservando le attività della Sea Watch Foundation. Nel 2014 Harald Höppner investe con un socio 60.000€ nell’acquisto di un vecchio peschereccio olandese. Oggi vanta attrezzature di tutto rispetto: oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), a breve dovrebbe essere operativo il “Sea Watch Air”, un aereo col compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Da dove vengono i soldi? Non è dato sapere.
Life Boat
Sia Sea Watch che la sorella Life Boat condividono una curiosità interessante. Tra i loro partner spicca la Fc St. Pauli, una società sportiva di Amburgo più famosa per sposare cause buoniste che per meriti calcistici. Per dirne una, è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra. Altro che accoglienza. La base operativa sarebbe a Malta, ma l’equipaggio della Minden sembra preferire i porti italiani per “scaricare” i migranti. Solitamente effettuano missioni da 10 giorni per 24 ore di navigazione e il costo giornaliero del carburante ruota attorno ai 25 euro. Sulla piattaforma betterplace.org sono riusciti a raccogliere 6mila euro per radar e comunicazioni satellitari, 7.500 euro per comprare un gommone di salvataggio e 12 mila euro per il combustibile. Troppi pochi per gestire così tante missioni. Gli altri da dove arrivano? Lecito chiederselo, visto che a breve dovrà comprare una barca tutta sua e per ora i generosi sostenitori hanno versato solo 1.800 euro.
Sea-Eye e Jugend Rettet
All’appello delle cinque Ong tedesche mancano la Sea-Eye e la Jugend Rettet. La prima è stata fondata nel 2015 da Michael Buschheuer, conta circa 200 volontari e sul sito è scritto che gli bastano 1.000 euro per pagare un’intera giornata alla ricerca di clandestini. Si avvale dei pescherecci Sea-Eye e Sea Fox. La seconda invece è formata da un gruppo di ragazzi che per 100mila euro ha comprato il peschereccio Iuventa. Ogni missione in mare costa circa 40 mila euro al mese e viene finanziata con donazioni private. La loro raccolta fondi funziona molto bene, visto che da ottobre 2016 ad oggi hanno racimolato 166.232 euro.
Moas
Il caso più curioso è però quello della Migrant Offshore Aid Station, associazione maltese con due imbarcazioni (Phoenix e Topaz responder), diversi gommoni Rhib e alcuni droni. Moas è stata fondata nel 2013 da due imprenditori italo-americani, Christopher e Regina Catambrone, diventati milionari grazie alla Tangiers Group, agenzia assicurativa specializzata in “assistenza nelle emergenze e servizi di intelligence”. Tra i vari (e ricchi) partner, ha ricevuto 500mila euro da Avaaz.org, cioè la società riconducibile a Moveon.org, che a sua volta fa capo all’onnipresente George Soros. Non è tutto. Perché Christopher appare tra i finanziatori (416mila dollari) di Hillary Clinton durante l’ultima deludente campagna elettorale e negli anni si è contornato di personaggi a dir poco particolari. Nel circolo di amici appare tal Robert Young Pelton, proprietario di un’azienda (Dpx) che produce coltelli da guerra. Esatto: armi bianche già testate in zone di conflitto come Afghanistam Somalia, Iraq e Birmania. Non basta? Fino a giugno 2016 il direttore era Martin Xuereb, in passato Capo della Difesa dell’Esercito maltese. Infine, una seggiola del Consiglio di Moas è riservata a Ian Ruggier, ex ufficiale maltese famoso per aver represso con la violenza le proteste dei migranti ospitati sull’isola. Strano, no? Professano accoglienza e poi usano il pugno duro. Oltre ad avere alcuni lati oscuri, pare che lo Ong pecchino anche di coerenza.
“http://www.ilgiornale.it/news/politica/nomi-finanziatori-e-intrighi-ecco-tutti-i-segreti-delle-navi-1388158.html”
- Sul nome credo che sia più adatto:
- ORGANIZZAZIONE
- NEGRIERI
- GIUDA
QUANTE ASSOCIAZIONI NO PROFIT LUCRANO SULLA VITA DEI POVERI?? E PER NOI CHE STIAMO MORENDO ESSI CONTINUANO PRETENDERE DI AFFOGARCI CON I DISPERATI
NON DATEGLI DENARO