Oggi a pranzo, mentre mangiavo i miei pomodori e ascoltavo una certa trasmissione dopo il suo Angelus, mi è presa una certa meraviglia perché l’argomento “cambiamento climatico” era dibattuto in studio da uomini di fede e di scienza. Ho sentito dire da un signore che crede al cambiamento climatico “per fede”. Inoltre, alla fine della puntata è stato presentato un libro dal titolo fuorviante e/o forse irrispettoso verso Dio: “i dieci comandamenti verdi” Casa editrice ldc.
Dal profondo abisso della mia semplicità comoda da divano (è domenica e si riposa), ho sentito che il cambiamento climatico, se non è possibile dimostrarlo con la scienza, lo si può accettare come atto di fede (un Kantiano di madre natura! Salva l’ipotesi del clima come atto di fede!). Vorrei esprimere almeno delle perplessità sugli opinionisti di frontiera che possono far passare per “fede” la scelta che deriva da un’opinione personale o da una adesione a certa parte di ecologia para o pseudo scientifica e non a un dogma o a un contenuto “veritiero” che invece costituscono l’oggetto dell’atto di fede cattolicamente inteso.
Questo atteggiamento dello svuotamento della fede da ciò che è oggettivo con la sostituzione del “Cristo secondo me” è una deriva vecchia del Lutero riformatore, per cui tutto può essere atto di fede perché non esiste più un contenuto veritiero che è Cristo ” per sé” (In sé e con sé) e non “per me”. In pratica per Lutero basta una coscienza propria per stabilire gli atti di fede. Come oggi Lei ha ribadito giustamente nell’Angelus, ricordando che Pietro si fece un Cristo per sé e fu chiamato nientemeno che Satana. È evidente che la fede o riguarda Cristo o il nulla e in questo caso “il cambiamento climatico” non è un contenuto della Dottrina Cristiana.
Come non lo è scarsità dell’acqua o il buco nell’ozono o l’opinione che gli uragani negli Usa dipendano dal cambiamento climatico. (Ci sono sempre stati…come i monsoni altrove e mietono vittime, ahimè, perché questa è la natura e non è colpa di Trump che non firma gli accordi di Parigi. La custodia del creato è una cosa seria e richiesta davvero dalla nostra fede cattolica. Per questo le corbellerie sono corbellerie su cui ciascuno può e ha la libertà di aderire o meno. Pure di pregare, ci mancherebbe..
Ma se preghiamo Dio è evidente che in ogni caso ne resta il più Sapiente protettore. E se Dio è più potente del peccato perché lo vince, è sicuramente anche piú potente del presunto cambiamento climatico.
E tutto il Decalogo di Nostro Signore riguarda il rapporto Dio/uomo e uomo/prossimo. Albero.. .non pervenuto… Dunque, lasciamo stare termini Sacri… Non è opportuno far passare questi linguaggi che possono confondere i semplici e sviare solo per essere originali… Originale è il peccato, di orgoglio, è bene ogni tanto ricordarcelo un po’ tutti. Ci riguarda tutti, infatti.
Concludo con un mio modesto pensiero sul rapporto che ho io, singolo,col creato: il creato è amato da Dio perché Sua creatura e in un certo qual modo mi istruisce sulla Sapienza divina che lo regge e lo governa, ma in modo differente rispetto all’ umano che è al vertice della creazione ed è il termine principale dell’Amore di Dio, del Cristo e della Trinità intera.
Tutta la creazione attende dolorosamente la Trasfigurazione del parto divino in “cieli e terra nuovi.” E questo avviene mediante la Trasfigurazione dell’uomo che sta al vertice della creazione. Se l’uomo non si trasfigura e non si santifica, nemmeno il creato ne ottiene l’assunzione eterna. Perché anche il creato ha un Escaton e non è solo fonte di sostentamento e mezzo del Padre per nutrirci, ma il suo Escaton è veicolato, anzi, dipende dalla salvezza di Adamo. Senza il paradiso per noi, non si riscatta neanche un lombrico.
Il creato non è nemmeno la Bellezza totale perché è decaduta e attende anche lei la redenzione attraverso la fede dell’uomo nella Resurrezione propria e nella “vita del mondo che verrà. Amen”
Questo è il mio atto di fede circa il creato.
I Dieci comandamenti non hanno nessun colore.
L. F.
Fonte:finedeitempi