…) Quando si tratta di noi, delle nostre idee, delle nostre iniziative, delle nostre organizzazioni, è giusto essere comprensivi, accoglienti, pronti a collaborare con tutti, capaci di apprezzare quanto di positivo si incontra nel pensiero e nell’agire degli altri, anche dei più lontani. Difatti Gesù ci ha detto: “Chi non è contro di voi, è per voi” (Lc 9,50).
Ma quando si tratta di lui, dell’Unigenito del Padre che è morto per noi ed è risorto, bisogna decidersi.
Ce lo ha insegnato lui stesso con una delle sue frasi taglienti: “
Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde” (Mt 12,30).
Ma la questione di Cristo appare oggi annebbiata dalla confusione che avvolge un po’ tutti: confusione religiosa, confusione ecclesiale, confusione ideologica.
C’è chi identifica il dovere del dialogo, della tolleranza, anzi della cortesia verso tutti con la rinuncia a cercare, a conoscere, a difendere la verità.
C’è chi scambia la benevolenza che dobbiamo avere per tutti gli uomini e il desiderio che tutti arrivino alla salvezza, con la disponibilità comoda e deplorevole a lasciare che tutti restino tranquillamente nelle tenebre e nell’ombra della morte” (cf Lc 1,79).
E c’è chi, non volendo assumersi la responsabilità e l’impegno di decidere, si rifugia nel relativismo (che ritiene che tutte le convinzioni siano interscambiabili, come i posti sull’autobus) e si persuade che si possa scegliere a piacimento tra una religione e l’altra, e addirittura tra la verità e l’errore, così come si sceglie tra l’andare in vacanza al mare e l’andare in montagna.
Gesù ha detto: “Chi non è con me, è contro di me”: dunque o gli si dice di sì o gli si dice di no.
Noi questa sera col nostro camminare pacifico e lieto nel cuore della città, col nostro inneggiare al suo nome, coi nostri canti di gioia, gli abbiamo detto di sì davanti a tutti.
Ci siamo spiritualmente associati alla folla di Gerusalemme che coi rami di palma e di ulivo ha osannato al Figlio di Davide; e l’abbiamo riconosciuto come colui che viene a noi nel nome dl Signore. (…)
Giacomo card. Biffi (27-03-1999)
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