Il Vangelo secondo Soros. Sui nuovi preti immigrazionisti

Il Vangelo secondo Soros. Sui nuovi preti immigrazionisti
Gilet gialli a Parigi (foto Lapresse)

Ce l’hanno fatta. Hanno reso plausibile l’inimmaginabile. E ora assistiamo, sbigottiti e quasi increduli, all’ultima novità dell’evo del globalismo acefalo e dei selfie della gleba: preti che a Genova chiudono la chiesa per Natale, in una sorta di sciopero natalizio, e preti che in Veneto, con fiero portamento fricchettone, invitano a non fare il presepe. La ragione di siffatto protestare? La difesa dell’immigrazione, id est della deportazione di schiavi dall’Africa che le classi dominanti cosmomercatistiche impiegano puntualmente come materiale umano (“risorse” le chiama gelidamente la neolingua) da sfruttare e con il quale abbassare le condizioni dei ceti lavoratori in generale. La domanda sorge spontanea. Codesti preti cosa hanno fatto quando le banche portavano via le case ai cittadini? E quando gli operai venivano licenziati? E per i precari martoriati dalle chances della globalizzazione? Nulla, perché – si sa – le classi lavoratrici nazionali-popolari sono figlie di un Dio minore. Sono la massa damnata degli sconfitti della globalizzazione turbocapitalistica. Il pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto ha già deciso: solo dei migranti occorre occuparsi. E non per integrarli, come si dice. Tutto il contrario: per colpire la classe lavoratrice in generale, migrante e autoctona.

È lotta di classe, e l’immigrazione di massa è un’arma nelle mani dei dominanti. Il tecnocapitalismo no border ama il profilo del migrante sradicato: è il subalterno ideale. Ed è per questo che la globocrazia imperante si adopera non già per integrare i migranti, ma per sradicare e rendere migranti quanti ancora non siano tali. È il segreto del mondialismo e del suo pensiero unico immigrazionista. L’ho detto e lo ridico. La Chiesa di Roma segua il Vangelo secondo Cristo e non già il Vangelo secondo Soros. Sarà un bene per tutti. Anzitutto per le classi più deboli. Il Vangelo secondo Soros è quello che predica la open society, ossia la riduzione del globo intero a spazio liscio per il libero scorrimento delle merci e degli esseri umani mercificati (di qui il mantra della libera circolazione ovunque ribadito con tono ieratico). La Chiesa sempre più sta seguendo il Vangelo di Soros e non quello di Cristo.

L’unica voce critica fino in fondo? Il teologo e filosofo Ratzinger. Il quale disse che nessuno più parla, guarda caso, di diritto dei popoli a non migrare, a non sottoporsi al supplizio dello sradicamento e della deterritorializzazione. Peraltro, il Vangelo, per chi lo conosca, non predica l’accoglienza incondizionata con abbassamento delle condizioni delle classi subalterne. Dice anzi che  la “prudenza” è una verità cardinale imprescindibile (“auriga virtutum”): il cattolico intelligente non può accogliere oltre le proprie forze.

Si veda il capitolo 14 di Luca:

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

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Diego Fusaro (Torino 1983) insegna storia della filosofia presso lo IASSP di Milano (Istituto Alti Studi Strategici e Politici) ed è fondatore dell’associazione Interesse Nazionale (www.interessenazionale.net). Tra i suoi libri più fortunati, “Bentornato Marx!” (Bompiani 2009), “Il futuro è nostro” (Bompiani 2009), “Pensare altrimenti” (Einaudi 2017).

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